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al testo di Pietro Menditto
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Per un punto passano infinite rette, ma in tutte le direzioni, non soltanto sul piano di concentramento illuminato dalla lampada azzurrata. Allora attenti agli occhi, preservateli dagli aculei! Potete sentirmi? Va tutto bene. Va tutto bene. Vi voglio bene. Lo stesso, quindi, vale per un ombelico. Pertanto beato chi ne ha due, meglio se gemelli e un'unica retta quindi sulla quale appollaiarsi nello show garantito dell'ara parlante. Qui invece si discorre o discute di chi ne ha uno [l'argomento era parallelamente Il Caso, della necessità non essendo quello dopo la sua morte per gas in Europa orientale. Il Caso, concluse per tutti un tale con cattedra a Tapioca, volle che un bottone restasse dove era caduto – nulla potendo intemperie, pedate, perché trovavasi il citato per caso in una commessura (quasi una trincea) che lo protesse dagli spostamenti - . (Non potevano sapere essi che accortamente lo avevo evitato per un anno , per la scienza tetraplegica degli idioti che furono pagati in vece della mia diligenza- venerazione per quell'occhio velato da una cataratta in similpelle)]. Ma tornando a noi, quello che vide Euclide fu solo un millimetro di ordinata vanità. Ho sempre stazionato (pure praticando migrazioni da monarca) tra il più e il meno (ma sempre! - repetita iuvant - in ogni direzione). Per questo al quiz scelsi (pur proponendomi solo busta 1, busta 2, busta 3) quella meno zero e mi dissero che forse non avevo capito il disponibile ma io contestai e il presentatore e il notaio e la trasmissione. Dissi che sostituivo uno (vedi un po’ i numeri!) che all'ultimo momento si era illu- minato. Ma non ci fu verso, o questi, se tali. Le infinite rette, gli applausi con una mano sola, la busta meno zero, il punto-ombelico all'infinito trafitto da infinite rette a for- mare il riccio indefinito multiversale… Molti saranno chiamati ma… Quello che sento da sempre è l'odore che dà la vertigine della vernice fresca con cui è continuamente frescata, rivestita, colo- rata, addobbata, camuffata ogni mollica, mollecola. Vernice fresca per le nostre casse da vivi e, come chiamarli/e?, quegli/lle uccelli/e che sbattono contro la volta nascimentale del mio cranio (essi/e vedono in trasparenza, vedono la trasparenza). Allora… Allora chiude il libro delle Salme e mi dice: "Abbi fede !". Ma se è proprio questa una fede! La certezza della vernice fresca, su tutto di nuovo nuovamente e per sempre riverniciato, il davanti e il retro della casa, l'interno e l'esterno del mio cranio e come chiamarli/e quelle specie di uccelli/e che impattano continuamente contro la c'era una volta della mia cupola/cranio e a questo sono stato chia- mato e l'odore acre, inmeagente mi brucia le mucose che continua- mente vengono riverniciate… Vernice sempre nuova sugli oggetti della mia tenerezza che invano tento di occultare nel freezer, in posti dove nemmeno il più matricolato dei topi d'isolamento mi illudo riuscirebbe a scovarli e mentre lo scrivo al computer pure il Norton si arrende e sventola un drappo bianco inutile a dirlo, immediatamente imbrattato; vernice freschissima sulle ceneri dei miei morti, sui figli che io e mia moglie non abbiamo nemmeno potuto seppellire, ver- nice sui vivi che incontro grondanti di colore, mi telefonano e dopo un po’ si impaperano per i fili colanti di essa pure tra le loro labbra dischiuse e Molti saranno chiamati ma… Come deve essere tutto questo ad ascoltarlo pure posso vederne un effetto in te che guardi di lato riverniciata alla fine di una intervista su come intendete salvare una specie se non fosse per voi in via di liberazione… L'ultimo fotogramma fermato alla platea nauseante e unanime di quelli che aspettano il sabato… Chi ha fatto questo conosce la vernice e il modo di produrne in continuazione. |
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